domenica 1 dicembre 2013

Pier Antonio Cassoni



storia della valle:

Cassoni, maghi della magnesia
Da Pier Antonio a Bartolomeo: il lassativo che diventa grande industria

di Donato Riccadonna

LEDRO. Avevamo un genio e non lo sapevamo! Pier Antonio Cassoni di Ledro, nel 1816, primo al mondo, produsse in laboratorio il carbonato di magnesio dalla dolomite. Ma non lo brevettò e questa scoperta non lo portò nel ristretto cerchio dei grandi pionieri della chimica e della farmacologia. Pensate che "solo" nel 1841 il chimico inglese Pattinson brevettò il processo industriale della calcinazione della magnesia, dandogli ovviamente il proprio nome. Ma comunque fu proprio Pier Antonio Cassoni a dare l' avvio ad uno dei primi poli industriali europei di produzione della magnesia. In val di Ledro e con quelle difficoltà alla viabilità ben note già allora (la Ponale fu aperta nel 1851)!. E chi ha ri-scoperto tutto ciò? Ma che domanda: i cugini Carlo e Paolo Cis da Bezzecca, che con questa loro dodicesima fatica in 11 anni, "La famiglia Cassoni di Ledro. Bortolo, Pietro Antonio e Bartolomeo Cassoni: chimici, farmacisti e industriali", sono usciti con un libro pochi giorni fa per merito della neo nata associazione culturale Achille Foletto. Chi ha avuto la fortuna di conoscere Livio Cassoni, il pronipote morto a Massone nel 2008 alla veneranda età di 97 anni frequentante la Beppa Giosef, non si stupisce di fronte alla genialità e alla curiosità espressa da questa famiglia dal padre Bortolo (1738-1816), al figlio - il vero genio - Pietro Antonio (1790-1834), fino al nipote - l'industriale - Bartolomeo (1810-1850). E colpisce il fatto che il destino si accanì tragicamente contro questa dinastia tanto che non rimase quasi discendenza e la farmacia fu prelevata da Giovanni Foletto (1827-1906), i cui parenti tuttora esercitano l'unica farmacia della valle, aprendo addirittura un museo della farmacia. Girava addirittura la chiacchiera che molti credevano ad una specie di vendetta della montagna contro coloro che ne avevano carpito così bene i segreti. Il racconto dei cugini Cis si snoda, come al solito, tra documenti storici, ricostruzioni "romanzate" di ambienti e di figure, uno sguardo a quello che succedeva oltre la valle e oltre confine nazionale: il tutto per dimostrare ancora una volta come Ledro, nonostante l'isolamento forzato dovuto alla morfologia, era ben inserito nelle dinamiche internazionali ed ha espresso personaggi di grande spessore. Come appunto gli speziali-farmacisti Cassoni. La farmacia a Ledro esisteva sicuramente già nel 1700 e Bortolo Cassoni la gestì nei primi anni dell'800; ma è con Pietro Antonio e Bartolomeo che l'attenzione si sposterà sempre più dalla farmacia alla produzione industriale, tanto da abbandonare la prima attività affidandola ad altri. Pietro Antonio era una vera fucina di idee: la più geniale fu quella di ottenere la magnesia dalla roccia dolomitica, e questo fu un primato assoluto non essendoci alcun precedente. E lo schema di sperimentazione lo mise a punto già dal 1808 a 18 anni! Ma il suo pallino erano le acque termali, arrivando addirittura ad allestire vicino al proprio laboratorio a Pieve un piccolo stabilimento termale e
progettandone uno ben più ambizioso a Trento. Ma nel 1834 a soli 44 anni muore lasciando incompiuti i grandi progetti. Toccherà al nipote medico Bartolomeo realizzare il sogno: le sue vicende si incroceranno nel bene e nel male con un altro grande personaggio di Ledro, Giacomo Cis, che presterà dei soldi per realizzare lo stabilimento industriale di Pieve. E per arrivare ad una produzione giornaliera di ben 40 chili di buona Magnesia fluida Dolomina (che poi serve come purgativo e come digestivo) dai 1-2 Kg del laboratorio artigianale di Pieve, Bartolomeo si ispira anche all'attenta osservazione dell'antica arte della calcinazione dei sassi calcarei delle calchere ledrensi. Nel 1845 apre i battenti la fabbrica in località Praisola e per farla funzionare in maniera ottimale bisognava che fosse a turno continuo: e qui sono gustose le vicende della richiesta della dispensa per gli operai a lavorare anche nei giorni festivi richiesta alla chiesa. Ma il destino tragico si abbatte ancora sui Cassoni: Bartolomeo muore nel 1850 a 40 anni. La fabbrica di Pieve passa di mano e produrrà fino al 1886, mentre Bernardino Collotta, capo operai di Cassoni, con Giuseppe Cis e Martino Gigli spostò la produzione nella valle dei Mulini a Bezzecca nel 1857 e poi in paese a Molina di Ledro nel 1900. Ma questa è un'altra storia.

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