un pò di nostra storia,
Storia della Valle
Storia della Valle
LA SECOLARE AUTONOMIA DELLA COMUNITÀ DI LEDRO:
LA VALLE DI LEDRO
La Valle di Ledro è un solco vallivo, pensile, quasi ponte naturale fra la
Valle del Chiese ad Ovest, e il Bassopiano rivano ad Est. Essa scorre tra le
propaggini dei due gruppi montuosi del Catione a Sud e del Cadria a Nord.
Geograficamente è situata all'estremo Sud del trentino Sud-occidentale lungo il
confine bresciano della Lombardia. Il suo bacino è delimitato dalla linea
perimetrale, ben definita dai crinali montani, avente una lunghezza di circa 60
Km., all'interno della quale è racchiusa un'area di poco meno di 160 Kmq.
L'intero territorio è ripartito, oggi, tra i sei Comuni di : Tiarno di Sopra,
Tiarno di Sotto, Bezzecca, Concei (Locca - Enguiso - Lenzumo), di Pieve (Pieve
e Mezzolago), di Molina (Molina, Legos, Barcesino, Prè e Biacesa) per complessivi
4.646 abitanti (dato riferito al 31.12.1992).
LA COMUNITÀ DI LEDRO
Le dodici Comunità di villaggio sopra richiamate, pur avendo avuto momenti
storici particolari che le distinsero l'una dall'altra, considerate globalmente
ebbero una medesima evoluzione storico-politica, che le accomunò in una unità
sociale, economica ed amministrativa variamente denominata, secondo i tempi:
ALUTRAENSES (Plinio, ossia: quelli che abitano tra le due ali, le Giudicarle e
il Garda), PLEBS LEUTRI (ossia il Popolo di Ledro), RES PUBLICA LEUDRI,
COMUNITAS LEUDRI, COMUN GENERALE DI LEDRO.
LA ROMANITA'
Furono i Romani (15 a.C. - 476 d.C.) a dare una prima organizzazione alle
popolazioni ledrensi, sparse dapprima sulle alture e sui pendii montani e
presentì in loco da oltre due millenni: Liguri, Nordalpini (palafitticoli) e,
più tardi (200 a.C), i Galli, gli Euganei, i Veneti... Tutte queste genti
furono raccolte in un unico MUNICIPIUM RURALE, designato come Plebs Leutri,
ascritto alla tribù Fabia, ossia alla circoscrizione territoriale del
MUNICIPIUM di Brescia. Pertanto gli Alutraenses furono "cives romani
", uomini liberi, con diritto di assoluta proprietà dei beni compresi sul
loro territorio (res publica habentes). Il Municipium aveva la propria sede
amministrativa a Locca (lat. : loca -orum) che, nel linguaggio amministrativo
romano indicava il grado del sito, ossia: capo dei luoghi. Qui risiedeva la
massima autorità civile: il Rector Locorum, con funzioni amministrative e
civili in genere, probabilmente eletto dai valligiani, tra le persone ritenute
le più idonee. Invece il CASTELLUM (topon. Castel, a Tiarno di Sotto) era la
sede del potere romano, cioè della Centuria (100 uomini) al comando del
Centurione, che aveva funzioni militari, fiscali e giudiziarie. Con le invasioni
barbariche (450 - 553), venne meno la forza romana e le genti di Ledro
dovettero difendere comunitariamente i passi della Valle. Il pericolo comune
consolidò ulteriormente il vincolo sociale, per il quale le popolazioni
guadagnarono in autonomia ed indipendenza.
I LONGOBARDI
I Longobardi entrarono in Valle nel 569, in qualità di "hospites ".
Durante i due secoli della loro permanenza si convertirono al cattolicesimo
grazie alla loro regina Teodolinda ed imposero il cattolicesimo come unica
religione di stato (Liutprando) ed infine, il re Astolfo promulgò la
"parità delle stirpi ". Latini e Longobardi si fusero con matrimoni
dando luogo ad una nuova etnia. Così, nel 774, quando Carlo Magno, futuro
fondatore e imperatore del Sacro Romano Impero, vinse l'ultimo re longobardo,
Desiderio, trovò in Valle una popolazione omogenea per lingua, usi, costumi e
religione. Anche il diritto romano si fuse con quello longobardo (Rotari) e
diede origine al "diritto romano-barbarico "che, presso le nostre
popolazioni ebbe vigore fino agli inizi del XIX secolo e, per certi versi, si
protrasse fino al secolo presente, particolarmente in taluni usi rurali.
VICI E VICINIE
Tra gli insediamenti più antichi della Valle di Ledro che diedero origine ai
VICI (dal lat. vicus = villaggio, abitato agricolo. "Vicini" erano
sia gli abitanti di un medesimo paese che gli abitanti di un paese vicino.
"Vicinia" era un'intera comunità di villaggio che condivideva beni
comuni con un'altra vicinia), ricordiamo : Legos, Barcesino, Pieve, Locca, Enguiso,
Lenzumo, Tiarno di Sotto e Tiarno di Sopra. Di formazione più recente (XI - XII
sec.) sono Bezzecca e Molina. Anche Pregasina, che dal 1959 fa parte del Comune
di Riva, è di origine gallica. A mano a mano che si vennero costituendo i
"vici", l'unità territoriale del "Municipium rurale ", un
tempo proprietà di tutti e di nessuno, ebbe un primo frazionamento. Ciascun
"vico " ebbe la sua parte di territorio, circoscritto all'abitato,
costituito per lo più da pascoli, gaggi, fratte con i relativi digressi, ma
ebbe anche terreni della stessa natura che, per antica tradizione, aveva usato
in comune con altra o altre "vicinie". In quest'ultimo caso, due o
più vicinie si incontravano ogni anno per determinare e "regolare" l’
uso dei beni comuni, dando origine a taciti compromessi, in conseguenza dei
quali, verso il Mille, troveremo in Valle unioni di due o più comuni di
villaggio, dette "REGOLE" e poi "CONCEI". Ma non tutti i
terreni furono divisi tra le vicinie. Rimasero beni comunitari, gestiti dal
"Municipium rurale", i boschi, le malghe, le acque, le cave di sassi
e di ghiaia ecc. che, nel loro insieme, formavano quello che oggi diremmo il
demanio della Comunità ledrense e che allora erano detti "INDIVISI".
Insieme alle proprietà vicane erano sorte anche proprietà private : ricordiamo
il testamento del vescovo veronesi, Notecherio che, nel 927, ricorda le sue
proprietà in quel di Tillarno (Tiarno), paese ricordato in altri documenti del
26 feb. 845. Contemporaneamente i "vici" vennero organizzandosi anche
sul piano amministrativo: regolavano l'uso dei beni comuni distinti in :
"DIVISI", quelle terre che venivano affidate a lotti (parc, piardei)
a singole famiglie, per un ordinato sfruttamento (gac) e per trasformare
pascoli o tratti di bosco in campi (fratte). I "divisi", a lungo
andare, formeranno la proprietà privata ; e "INDIVISI", tutte le
altre terre che costituivano il patrimonio del comune di villaggio. Regolavano
lo sfruttamento della caccia e della pesca, badavano affinché i confini fossero
rispettati e determinavano le località utili al pascolo delle pecore e delle
capre. Già in epoca longobarda tutti i vici, riuniti per capifuoco (ossia i
capifamiglia che rappresentavano la famiglia intesa nelle sue diramazioni),
eleggevano lo SCARIO, sostituto del Rector Locorum e lo SCULDASCIO o
CENTENARIO, in sostituzione del centurione romano e posto a capo dei CENTENERI,
gruppo di militi formanti la Centena (la romana Centuria), dislocati per gruppi
in quelle località chiamate ancora oggi "Castel" (Molina, Lenzumo),
ossia i castellieri di origine gallica (torri di guardia) eretti a difesa dei
principali accessi alla Valle. Tali sistemi, amministrativo ed elettivo, furono
conservati e protetti dallo stesso Carlo Magno e si protrarranno nei secoli.
Già in epoca carolingia il capo del comune di villaggio era detto CONSOLE (a
ricordo della Roma repubblicana).
IL COMITATO TRENTINO E LA MAGNIFICA COMUNITÀ DI LEDRO
Nel 1004 il Trentino fu eretto a COMITATO (Contea) del Sacro Romano Impero
dall' Imperatore Enrico II il santo e, nel 1027, l'Imperatore Corrado II il
Salico donò la contea al vescovo Udalrico II (1022 -1055) e ai suoi successori.
Da allora il vescovo di Trento rivestì anche il titolo di principe del Sacro
Romano Impero ed ebbe nelle sue mani il potere spirituale e quello temporale.
In tale occasione le terre di Ledro che, fin dal 836 avevano fatto parte del
regno di Berengario del Friuli, con capitale Verona, furono aggregate
nuovamente al Trentino, insieme con Riva, le Giudicarle. Tignale, Valvestino e
Bagolino. Infine, nel 1111 -12, durante le lotte tra guelfi e ghibellini, il
principe vescovo Gebardo, dopo aver eretto a Magnifica Comunità la Valle di
Flemme, fece altrettanto della Valle di Ledro e di altre Comunità per
assicurarsi l'appoggio delle vallate nella lotta contro la città di Trento,
ribellatasi.
NUOVE CONFORMAZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE
A partire dal XII sec. l'assetto politico-amministrativo della Valle assunse
una nuova fisionomia. Già alla fine del regno longobardo, lo
"sculdascio" era stato sostituito dal Gastaldo imperiale che
dipendeva dal JUDEX, capo militare della judicaria Summalaganensis e la Valle
divenne allora una GASTALDIA. Quando il Trentino fu eretto a CONTEA la Comunità
di Ledro ebbe il GASTALDO vescovile, il cui compito era quello di raccogliere i
tributi, le tasse e di dirimere le cause giudiziarie di un certo livello. Anche
i Comuni di villaggio ebbero una nuova conformazione: a capo di essi vi era il
CONSOLE (talvolta due), che veniva eletto dalla cittadinanza. Egli rimaneva in
carica per un anno e il suo servizio era obbligatorio e gratuito. Tutti i
capifuoco, a turno, erano tenuti ad assolvere questo dovere. Il Console era
assistito da un CONSIGLIO formato da quattro persone. C'era poi il SALTARO che
fungeva da messo comunale, da guardia campestre e forestale, mentre il MASSARO
era il cassiere. Nei casi di necessità veniva eletto, per il tempo necessario,
il SINDICO o PROCURATORE, che rappresentava il Comune nelle cause giudiziarie e
anche le vedove con figli. Un NOTARO fungeva da segretario. I Comuni di
villaggio furono sempre autonomi nell'amministrare i loro beni, di disporre di
essi, di progettare opere e di effettuare pagamenti. Erano invece legati
all'osservanza delle REGOLE di Concel e del Comune Generale, concordate nell'assemblea
comunitaria una volta l'anno. Dovevano rispettare le tradizioni orali sul
comportamento civile, sociale ed economico-politico che, dopo il 1200 verranno
raccolte e messe per iscritto e formeranno gli ORDINI della Valle di Ledro, i
quali venivano sottoposti al visto del principe vescovo, perché assumessero
valore di LEGGE. Infine, in campo giudiziario i comuni dovevano riconoscere
validità ed efficacia agli STATUTI della Valle di Ledro, ossia ai CODICI CIVILE
E PENALE, anch 'essi derivanti dalla tradizione orale.
I CONSEI o CONCEI
Questa denominazione compare dopo il XII sec. e pone in evidenza l'avvenuto
consolidamento degli usi relativi allo sfruttamento dei beni di proprietà di
due o più Comuni di villaggio (vicinie). Il CONCEL non fu mai un'entità
politica come, ad esempio, il Comune di villaggio, ma il risultato dei rapporti
e delle "regole", che vincolavano le "vicinie" interessate.
Infatti gli organi del Concel (dal lat. Concilium = Consiglio) erano gli stessi
Consigli dei Comuni di villaggio. Questi si riunivano una o più volte all'anno
per deliberare l'uso dei beni comuni e per determinare lo sfruttamento di nuovi
terreni. Apprendiamo, da vecchie pergamene, che il Concel dei due Tiarno teneva
le sue riunioni una volta a Tiarno di Sopra "sul pont de mez" e la
successiva a Tiarno di Sotto "sul mur del zimitèri". Tutti i Consigli
(Concei) della Valle poi, si riunivano annualmente anche per deliberare intorno
agli affari dell' intera Magnifica Comunità. La località dove essi convenivano
assunse l'appellativo di "I CONSEI", da cui l'odierno toponimo di
VALLE DEI CONCEI, dove Locca (loca) era appunto il Capoluogo ledrense. Uguale
denominazione rinveniamo anche sulla vecchia strada fra Arco e Varignano. Il
luogo, denominato "I CONSIGLI", è ancora segnato da un grande cippo,
coperto da una lastra di pietra, attorno al quale convenivano i Consigli di
Arco e di Romarzollo.
I CONCEI di Ledro furono quattro: 1) Tiarno di Sopra e Tiarno di Sotto; 2)
Locca, Enguiso, Lenzumo, Barcesino e Prè; 3) Bezzecca, Pieve e Mezzolago; 4)
Molina, Legos, Biacesa e Pregasina. PIEVE, CAPOLUOGO DI LEDRO: dopo
l'istituzione della Magnifica Comunità (patti gebardini) il capoluogo della
Valle fu trasferito a Pieve, dove, fin dal VII-VIII sec, era sorta la
"PARROCCHIA DI S. MARIA DELLA VALLE", che servì l'intera comunità
ledrense, ossia la PLEBS LEUDRI, da cui il nome di Pieve, indicante sia il
paese che la chiesa, e quello di "Pievano" dato al Parroco. Pieve,
dunque, oltre che centro spirituale, divenne anche sede amministrativa e
giudiziaria della Valle.
IL GOVERNO DI VALLE
Era eletto ogni anno dai Concei. Venivano nominati da prima i dodici
Consiglieri giurati (tre per Concel). Essi erano scelti tra gli "homini li
più idonei e sufficienti et atti a far, e girar il vicariato e tener governo di
questa Comunità e Repubblica " (Ordini). Spettava ai Consiglieri giurati
la nomina del capo-comun-generale, non più detto Scario, ma VICARIO, perché
oltre che amministrare la "res publica", faceva anche le veci del
principe vescovo, soprattutto nelle controversie giudiziarie: decidendo e
sentenziando sulle cause minori ed assistendo il gastaldo nelle udienze civili
maggiori e in quelle penali, che si celebravano "ad banchum ubi jus
dicitur", in Pieve. Il Vicario, dovendo rappresentare la Valle di fronte
all'autorità, doveva essere scelto col maggior scrupolo tra le persone più
sagge e dotte della Valle, per cui i Consiglieri eletti, prima di passare alla
sua nomina, si recavano nella chiesa di S.Maria per assistere ad una solenne
funzione, onde essere illuminati nel gravoso compito. Completavano l'organico
dell'Ufficio: il segretario o Notaro; i Massari, in numero di due :"uno da
S. Vigilio in suso e l'altro da S. Vigilio in zozo "che, tra l'altro,
dovevano "curar li negozi e bisogni della chiesa di S.Maria"; gli
Stimadori, che ogni "diese o dodese anni" stimavano i beni privati e
comuni, ricavandone il Libro Fondiario. In conseguenza dei privilegi goduti
dalla Comunità di Ledro, libera ed autonoma, salvo il visto vescovile, di
governare il proprio DISTRETTO territoriale e di amministrare la GIUSTIZIA, i
Ledrensi erano citati, in documenti ufficiali, come "HOMINES DE PLACITU
(ossia: sentenza giudiziaria) ET DISTRICTU. " Questa, dunque,
l'organizzazione politica della Valle che, a partire dal XII secolo, si
manterrà pressoché inalterata fino al 1803, quando l'Austria abolirà tutte le
autonomie ed i privilegi e darà origine alla nuova conformazione dei Comuni,
retti da un Sindaco, da una rappresentanza (Consiglio) e da una Deputazione
(Giunta), per complessive 13, 15 persone. VICENDE Durante i secoli non sempre
le Genti di Ledro poterono godere pace e tranquillità. Ricordiamo i fatti più
salienti. Nel 1323, la Comunità fu in lotta armata contro lo stesso principe
vescovo a causa delle rilevanti tasse, taglie, tributi. Nel 1350, l'intera
Valle fu data in pegno per 4000 fiorini agli Scaligeri di Verona, che la
tennero fino al 1388, quando divenne proprietà dei Visconti fino al 1402. Nel
1405 la Valle fu riscattata, dietro pagamento di 6000 fiorini, dal principe
vescovo Giorgio di Liechtenstein e tornò a far parte del principato e diocesi
di Trento. Nel 1426, dopo dure lotte, la Valle fu presa dai Veneziani, dai
quali ebbe un trattamento di riguardo; fu protetta e difesa contro le mire dei
conti Lodron e fruì di numerosi privilegi. Per i Ledrensi fu il periodo più
florido e felice. Tornata a far parte dell'Impero (1509), la valle fu
consegnata al principe vescovo dall'imperatore Massimiliano I (1511), il quale,
con il famoso "LIBELLO dell' UNDICI" (1511) regolamentò anche i
volontari "DIFENSORI TERRITORIALI" (Landschutzen) dell'intero
Trentino e Alto Adige. Anche il piccolo esercito ledrense fu riorganizzato e
sul finire del Settecento formerà le compagnie dei "BERSAGLIERI", che
tanta parte avranno nelle lotte dell'Ottocento. Il secolo più oscuro e triste
fu il Seicento, che trascorse tra pesti, carestie, roghi di streghe (la nostra
gente ne fu esente), tra usure ed altri malanni, per concludersi, nel 1703, con
l'invasione delle truppe di Vendome (Guerra di successione spagnola 1700-1714),
che recarono morte e distruzione ad interi paesi. Durante il secolo di Maria
Teresa (1717-1780), la Comunità di Ledro ebbe benessere generale: l'industria
ferriera e la bachicoltura portarono lavoro e attivo commercio, sostenuti anche
dall'artigianato dei cappelli di feltro e dall'allevamento del bestiame. Nel
1796 iniziò un nuovo periodo di gravosi sacrifìci: la valle fu percorsa da
truppe napoleoniche e da truppe austriache. Un andirivieni che impoverì la
gente e i Comuni. Nel 1806 fu aggregata al regno bavarese fino al 1809, e
dovette subire gli effetti della rivolta capeggiata da Andrea Hofer, alla cui
morte (1810) fu aggregata, con tutto il Trentino, al regno italico. Sconfitto
Napoleone (Lipsia 1813), il Trentino tornò all'Austria e rimarrà sotto il
dominio di questa fino alla fine della Prima Guerra Mondiale (3 nov. 1918).
Tornati gli Asburgo, il Trentino riebbe una parvenza di autonomia, per la quale
la Valle di Ledro ricostituì il COMUN GENERALE e la PRETURA. Ma ormai i Comuni
di villaggio, cadute le vecchie istituzioni consolari, e conformati con criteri
più moderni, acquisirono sempre maggior autonomia e indipendenza rispetto al
Comun Generale, la cui attività spesso interferiva con quella delle singole
amministrazioni comunali, sollevando frequenti proteste di competenza. Ciò
nonostante, il Comun Generale ormai ricordo di un passato potere repubblicano,
vivrà fino all'annessione del Trentino all'Italia (9 agosto 1920). Intanto,
durante l'Ottocento, la gente di Ledro, tra nuovi malanni (colera, tubercolosi,
pellagra, ecc.) e il terrore del vaiolo, dovette assistere ai fatti d'arme del
Quarantotto e del Sessantasei (21 luglio, Bezzecca), ma partecipò anche
all'opera benemerita della costruzione della nuova strada del Ponale (Giacomo
Cis, 1851) che, insieme con quella dell' Ampola aprì la Valle al mondo
circostante. Infine, la PRIMA GUERRA MONDIALE costrinse le Genti di Ledro al
duro esilio in Boemia e Moravia: partite tra il 22 maggio e il 2 agosto 1915,
ritornarono alla fine del 1918 e agli inizi del 1919, dedicandosi subito alla
ricostruzione dei paesi, gravemente danneggiati dalla guerra combattuta sul
fronte ledrense. Col passaggio del Trentino all'Italia, furono soppressi in
Valle , la Pretura e il Comun Generale e di conseguenza si sciolse, "in
materialibus", la vetusta Comunitas Leudri, che rimarrà frazionata nelle
piccole comunità. Queste, durante il fascismo, furono variamente aggregate a
formare i MUNICIPI, retti da PODESTÀ', spesso forestieri. Tale situazione
permarrà fino alla fine della SECONDA GUERRA MONDIALE, quando con nuove
democratiche aggregazioni sorgeranno gli attuali sei Comuni. Ma fin dal XII
sec. le tredici popolazioni ledrensi erano tra loro legate anche da un vincolo
"in spiritualibus", per il quale avevano formato l'unità parrocchiale
della"PIEVE DI S. MARIA DELLA VALLE". Quando nel 1935 la Parrocchia
fu eretta a Decanato, le chiese curaziali della Valle divennero parrocchie, i
Comuni-parrocchia, sempre più indipendenti dalla Chiesa Madre, sul finire degli
anni Cinquanta, dopo essersi riuniti comunitariamente per l'ultima volta,
deliberarono la LIBERALIZZAZIONE da tutti gli impegni, oneri e doveri, che li
legavano alla PIEVE da ben dodici secoli. Cessava così anche il vincolo
spirituale, ultimo simbolo dell' unità di Valle. Finiva, in tal modo, l'antica
Repubblica, la Magnifica Comunità di Ledro.