a proposito di Garibaldi e la battaglia di Bezzecca:
da "Leonardo,crolologia e storia"
da "Leonardo,crolologia e storia"
Il corpo di GARIBALDI, rinforzato da una divisione, avrebbe compiuto la
conquista del Trentino, e l'ammiraglio PERSANO se entro otto giorni non
attaccava la flotta nemica, sarebbe stato sostituito; e il Duca di Mignano
avrebbe formato presso Reggio e comandato un corpo di riserva della forza di
tre divisioni.
Garibaldi, che già il 24 giugno aveva occupato monte Suello e il ponte del
Caffaro, ricevuto l'ordine di ritirarsi, aveva la sera del 25, sgombrato la
zona del lago d'Idro e aveva disposto le sue truppe sui contrafforti tra i
poggi del Castiglione e l'estrema punta occidentale del Garda; ma il 1° luglio,
lasciati tre reggimenti tra Salò e Lonato e spostate le truppe in Valcamonica,
aveva ripreso la marcia verso la frontiera trentina.
Il 3 luglio GARIBALDI assalì la forte posizione di Monte Suello, che gli
Austriaci difesero molto bene, ma, minacciati di aggiramento, lo abbandonarono
durante la notte. Garibaldi, ferito alla coscia, dovette ritirarsi lasciando il
comando al CORTE.
Il 4 luglio ci fu un furioso combattimento a Vezza D'Oglio, dove trovò la morte
fra gli altri l'eroico CASTELLINI, comandante del 2° battaglione Bersaglieri, e
quel giorno stesso i volontari occuparono Bagolino e il Caffaro, quindi Lodrone
e Darzo e infine Ponte di Darzo e Storo dove Garibaldi pose il Quartiere
Generale. Seguirono alcuni giorni di scaramucce.
Il 16 luglio, la brigata garibaldina del NICOTERA, spintasi a Cimego, fu
assalita dalle truppe del generale KUHN e, trovatasi in posizione svantaggiosa,
dopo una violenta resistenza, in cui perse la vita il maggiore AGOSTINO
LOMBARDI, dovette ripiegare su Condino, dove, spalleggiata da rinforzi
sopraggiunti da Storo e da Darzo e dalla presenza di Garibaldi, riuscì ancora a
fermare l'offensiva.
Intanto un'altra colonna austriaca proveniente dalla val di Ledro, inoltratasi
per le balze del Gioiro fino alla Chiesetta di S. Lorenzo aveva cominciato a
bersagliare la strada di Condino e un suo distaccamento, inerpicatosi su Rocca
Pagana batteva le vie di Storo e perfino il Quartiere generale garibaldino.
"Il momento era critico: per fortuna Garibaldi era là; una mezza batteria
opportunamente appostata e validamente sostenuta da alcune compagnie del 9°
reggimento arresta la colonna di San Lorenzo; un'altra colonna di volontari del
7° avanza a cerchio contro Rocca Pagana e ne respinge gli occupanti; finché
dopo alcune ore di contrasto, il nemico che di fronte aveva guadagnato appena
pochi palmi di terreno al di qua di Cimego, visto il fallimento del premeditato
aggiramento, udita la notizia che pure la brigata Hóffern, attardatasi, era
stata perfino meno fortunata delle altre, comandò la ritirata su tutta la linea
(Guerzoni)".
Il 17 luglio, i volontari, dopo un combattimento a Pieve di Ledro avanzarono in
val di Ledro, il 18 si scontrarono con il nemico a monte Notta; il 19 il forte
austriaco d'Ampola, contro cui operava fin dal 15 la 1a brigata sotto la
direzione del maggiore d'artiglieria DOGLIOTTI, si arrese e il 21 luglio ebbe
luogo la più importante azione della campagna garibaldina del Trentino che, dal
luogo dove fu combattuta, prese il nome di BATTAGLIA di BEZZECCA.
Due colonne austriache dovevano operare quel giorno; una comandata dal KAIM,
scendendo dalle Giudicarie, avrebbe attaccato la sinistra e il centro
garibaldino, l'altra agli ordini del MONTLUISANT, piombando attraverso la val
Concei fra Tiarno e Bezzecca, doveva sfondare la destra e, convergendo su
Ampola e Storo, aiutare la prima e insieme schiacciare il nemico.
L'attacco riuscì imprevisto ai Garibaldini. Il 5° reggimento Chiassi che era a
Locea e aveva un battaglione in avanguardia a Lenzumo, colto di sorpresa, dopo
una violento scontro ripiegò su Bezzecca, dove si difese disperatamente contro
il nemico più numeroso che attaccava da tutte le parti. Numerosi i morti e i
feriti fra i volontari. Lo stesso colonnello CHIANI, mentre con un manipolo dei
suoi tentava di arginare il nemico irrompente, fu colpito mortalmente da una
palla austriaca.
Arrivava in quel momento in carrozza, a causa della ferita toccata a Monte
Suello, GARIBALDI, il quale intuita più che vista la situazione, impartì
immediatamente precisi ordini:
"MENOTTI con quanto lei ha sottomano del 9° reggimento piombi da Tiarno
sulla destra del nemico. Colonnello SPINAZZI lei sbocchi da Molina e lo avvolga
per la destra; il 7° reggimento e i resti del 5° e dei Bersaglieri si lancino
di fronte, e tutti insieme riprendano ad ogni costo Bezzecca, chiave della
posizione e premio della vittoria".
MENOTTI, impedito dai sentieri quasi impraticabili, tardò a comparire in linea;
SPINAZZI, o ricevette tardi o fraintese l'ordine, non comparve neppure. Gli Austriaci
nel frattempo non solo si sono resi padroni incontrastati di Bezzecca, ma già
compaiono fuori del villaggio, già pongono sulle alture circostanti le
artiglierie e si preparano al terzo e finale attacco contro l'estrema linea
garibaldina.
Per i volontari di Garibaldi, la situazione divenne critica: la strada di
Tiarno era tempestata dai proiettili nemici, e lo stesso Garibaldi muovendosi
in carrozza era il più visibile e il più cercato bersaglio.
Le palle sibilano, rimbalzano, avvolgono la sua carrozza nella polvere, uno dei
cavalli è ferito, una delle sue guide a cavallo, GIANNINI, colpito anche lui
muore all'istante; la sua scorta CAIROLI, ALBANESE, DAMIANI, MICELI, CARIOLATO,
CIVININI gli fanno scudo con i loro corpi, tentano di strapparlo da quel posto
mortale, salvare lui, e se non è possibile, almeno salvar la propria pelle e la
giornata.
Ma Garibaldi ha sul volto la calma delle tragiche soluzioni, poi indica
Bezzecca: "Là si vince o si muore". Sordo ai consigli, insensibile al
pericolo, tutto assorto nelle strategia che il delicato momento richiedeva,
grida ordini e fa avanzare di corsa la batteria di riserva, poi ordina al
maggiore DOGLIATTI, eroico e sprezzante del pericolo quel giorno, di convergere
i suoi fuochi principalmente su Bezzecca, additandogli con un colpo d'occhio
magistrale la posizione più felice all'appostamento dei pezzi; su una piccola
altura a monte, prima del paese.
"Però, per arrivarci, mi ci vorrà più di mezz'ora !" grida il bravo
Dogliotti .... "Fate più presto possibile" esclama Garibaldi, mi
troverete qui vivo o morto".
E se Dogliotti non avrebbe fatto presto, la seconda ipotesi era quasi una
certezza.
Dogliotti si muove in un baleno, e le otto bocche da fuoco stupendamente
dirette producono subito il loro terribile effetto; il nemico folgorato prima
di Bezzecca, ributtato sulla via dagli uomini del 7° reggimento, ben presto
colti pure di fianco dal 9° reggimento, è costretto ad arrestarsi, a ripiegare
all'interno di Bezzecca e a prepararsi a sua volta alla difesa. E stanarli
sarebbe stato difficile.
Aveva ragione Garibaldi. Bisognava prendere Bezzecca, del resto l'artiglieria
del Dogliotti rappresentava una copertura, quindi per prenderla bisognava
andarci con la baionetta. Ed è questo l'ultimo episodio, l'ultimo sforzo della
battaglia, l'ultimo comando della giornata.
MENOTTI, CANZIO, RICCIOTTI, BEDESCHINI, RIZZI, MOSTO, ANTONGINI, PELLIZZARI,
improvvisata una falange con i più volenterosi di tutti i corpi; la soluzione è
la più disperata: quella di lanciarsi tutti insieme, intanto che il cannone del
Dogliotti manda in fiamme Bezzecca, a testa bassa, al passo di corsa, chi al
grido di Garibaldi, chi d'Italia, oppure in silenzio pensando a ciò che lo
aspettava, piombano sul villaggio, in una lotta a corpo a corpo con gli ultimi
difensori, o a inseguirli con la baionetta alle reni fino oltre Enguiso e
Lenzumo, alle falde del monte Pichea da dove erano discesi.
E poiché nello stesso momento anche la colonna KAIM, stava scendendo in val di
Chiese, trovò i Garibaldini a riceverla, e dopo un breve scontro fu respinta su
tutti i punti.
Così la vittoria del 21 luglio! facile a Condino, contrastata e sanguinosa a
Bezzecca fu compiuta su tutta la linea". (Questa è una sintesi narrata dal
Guerzoni).
Quello di Bezzecca fu l'ultimo combattimento di Garibaldi nel Trentino.
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