da "Vita trentina"
Giuseppe Balata, pittore sconosciuto
Nella stupenda chiesa di Villa Lagarina si può ammirare un dipinto datato 1923
raffigurante l’Immacolata, opera di Giuseppe Balata, “pittore di Tiarno in Val
di Ledro”. Un nome che risulta pressoché sconosciuto in val di Ledro, sul quale
esiste però una pubblicazione curata da Giovanna Nicoletti nel 2007 per la
Galleria Civica di Arco. Secondo l'archivio parrocchiale, Giuseppe nasce a
Tiarno di Sopra (Nicolò Rasmo nel “Dizionario Bibliografico” parla erroneamente
di Tiarno di Sotto) il 31 marzo 1879; fu battezzato il 3 aprile 1879 dal curato
p. Angelini. Il papà è Alfonso, guardia di finanza e la mamma è Teresa
Peterlini di Terragnolo. Poco tempo dopo la nascita la famiglia di Giuseppe si
sposta a Rovereto e si arricchisce di altre due figlie, Eletta e Carolina.
Nella stupenda chiesa di Villa Lagarina si può ammirare un dipinto datato 1923
raffigurante l’Immacolata, opera di Giuseppe Balata, “pittore di Tiarno in Val
di Ledro”. Un nome che risulta pressoché sconosciuto in val di Ledro, sul quale
esiste però una pubblicazione curata da Giovanna Nicoletti, nel 2007, per la
Galleria Civica di Arco.
Secondo l'archivio parrocchiale, Giuseppe nasce a Tiarno di Sopra (Nicolò Rasmo
nel “Dizionario Bibliografico” parla erroneamente di Tiarno di Sotto) il 31
marzo 1879; fu battezzato il 3 aprile 1879 dal curato p. Angelini. Il papà è
Alfonso, guardia di finanza e la mamma è Teresa Peterlini di Terragnolo. Poco
tempo dopo la nascita la famiglia di Giuseppe si sposta a Rovereto e si
arricchisce di altre due figlie, Eletta e Carolina.
Fra i vari quadri di paesaggi ho cercato se c’erano scorci della Valle di
Ledro. Una delusione: non ho trovato nulla! Mi pare di dover concludere che il
nostro pittore non aveva un particolare feeling con il suo paese di nascita e
la Valle di Ledro. Forse è anche per questo che la Valle di Ledro lo ha
dimenticato. Ciò nonostante mi auguro che la Valle di Ledro sappia ritessere
quel rapporto: se un figlio ha dimenticato la sua madre terra, la madre terra
non può dimenticare un suo figlio, anzi ha un motivo in più per ricordarlo.
Compiuta la sua prima formazione a Rovereto, Balata ancora giovanissimo agli
inizi del 900 frequenta la scuola del nudo a Monaco di Baviera e l’Accademia
delle Belle Arti di Brera a Milano. Suo collega di studi è Luigi Cavenaghi.
Balata evidenzia subito notevoli capacità nel campo del restauro avendo anche
la fortuna di potersi avvalere di un grande maestro, Antonio Mayer.
“Viene assunto dalla Sovrintendenza delle Belle Arti di Trento e restaura le
opere di Gaspare Antonio Baroni di Cavalcabò a Rovereto nelle chiese di S.
Marco e di S. Maria; successivamente riporta al vecchio splendore affreschi
seicenteschi a Novacella nella chiesa abbaziale della Madonna e opera alla
conservazione degli affreschi in Castel Tirolo e nei castelli Bragher e Valer
in Val di Non. Partecipa dal 1920 alle esposizioni regionali fino al 1959. Tra
le opere di carattere religioso si ricordano la pala per la Beata Vergine
Immacolata per la chiesa arcipretale a Villa Lagarina ; la Vergine col Bambino
per la cappella di S. Maria Ausiliatrice di Mori (1929); un Sacro Cuore e una
Santa Maria per la chiesa della SS. Trinità di Trambileno (1936). Nel 1965
muore nella sua casa di Via S. Maria a Rovereto”. Giuseppe Balata era un
artista schivo e riservato che non aveva alcuna pretesa di lasciare
testimonianze particolari del suo lavoro. L’amico Diego Costa, pochi anni dopo
la sua morte, lo volle ricordare così: “Non fu ribelle in arte ma fu ribelle
nella vita che la volle vivere come solo lui la desiderava, anche se povera”.
Giovanna Nicoletti che ne traccia il profilo artistico osserva che che “negli
anni quaranta i paesaggi assumono un’altra connotazione, “diventano luminosi e
sembrano essere sostenuti dal colore. Il paesaggio è il luogo dove la natura si
esprime attraverso la voce silenziosa della luce e dove l’osservazione coglie
un particolare momento di fermo immagine”.
La personalità del nostro ledrense come possiamo sintetizzarla? “Pittore umile,
modesto, riservato, solitario, dimenticato e travisato dalla critica del tempo”
(Sara Bassetti, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trento, Corso di
Laurea in Scienze dei Beni Culturali, 2005 – 2006). Mai una mostra personale in
vita, solo una postuma nel 1994 curata dallo storico dell’arte Maurizio Scudiero,
tenutasi nella chiesa del Redentore di Rovereto. “Giuseppe Balata – ebbe a dire
il critico - è una di quelle tante figure artistiche locali che certamente non
fanno la storia della pittura di questo secolo ma che, con altrettanta
certezza, vanno studiati e recuperati in quanto sono proprio loro (e non gli
artisti di avanguardia che invece miravano lontano) i veri testimoni della
cultura locale del tempo”. (M. Scudiero, Giuseppe Balata, Il Pittore umile, in
Giuseppe Balata, Catalogo della Mostra, Rovereto 1994, pag. 3).
Anche Gabriella Belli, direttrice emerita del Mart di Rovereto, fa notare come
la critica del tempo abbia semplicemente e ingiustamente dimenticato questo
artista: una distrazione della critica incomprensibile!
Mi pare di poter dire che in Balata ritroviamo tutta l’umiltà e la laboriosità
(quante pitture e restauri durante la sua vita, fino alla fine!) del suo paese
d’origine. Se vogliamo vedere delle opere del nostro pittore ledrense dove le
troviamo? A Rovereto, al Museo Civico, al Museo Storico Italiano della Guerra,
al Mart e in case private di Rovereto e dintorni. Forse un esemplare ci
vorrebbe anche a Tiarno di Sopra! Passo la palla al Sindaco di Ledro.
Con Giuseppe Balata vediamo attualizzarsi l’antico motto: un profeta non è riconosciuto
in patria. Che lo ha completamente e ingiustamente dimenticato. E forse è
arrivato il momento di riparare questo oblio che non ci fa certo onore.
Nessun commento:
Posta un commento